Un gruppo di ricercatori dell’Università di Bologna, facenti parte dell’Istituto delle Scienze Neurologiche di Bologna (IRCCS), in collaborazione con l’Università di Warwick e Università di Birmingham, ha realizzato un nuovo test che potrebbe portare a diagnosi più precoci per i bambini che sono affetti da disturbi dello spettro autistico. Si tratta di una novità senz’altro importante. Tramite questo test è possibile individuare, attraverso dei biomarcatori nel sangue e nelle urine, i danni alle proteine pasmatiche. Nello specifico nei bambini affetti da disturbi dello spettro autistico sono stati riscontrati livelli più elevati di uno specifico marcatore di ossidazione, la di-tirosina (DT), nonché dei composti denominati Advanced Glycation Endproducts (AGEs). Così in particolare ha spiegato Marina Marini, docente al Dipartimento di Medicina Specialistica Diagnostica e Sperimentale dell’Alma Mater, che ha coordinato il gruppo bolognese: “Questa ricerca, mette in luce il ruolo dello stress ossidativo in una patologia del neurosviluppo e identifica alterazioni biochimiche comuni in bambini che hanno sicuramente background genetici diversi. Ipotizziamo che sia l’instaurarsi di queste disfunzioni durante il periodo prenatale o nei primi mesi di vita che, alterando l’epigenetica delle cellule nervose, provoca alterazioni simili a quelle dovute a mutazioni genetiche”. Intanto nel luglio scosro la Cassazione ha respinto il ricorso presentato dal padre di un minorenne autistico affermando che non vi è alcuna correlazione tra la somministrazione della terapia vaccinale e lo sviluppo dell’autismo. Il padre del ragazzo chiedeva un indennizzo, ma la sua richiesta è stata ritenuta inammissibile dala Corte d’appello di Salerno, l’uomo quindi ha deciso di rivolgersi in Cassazione.
I giudici hanno pronunciato la sentenza sulla base di una perizia nel corso del processo che ha escluso qualsiasi nesso di causalità tra il vaccino antipolio a cui è stato sottoposto il bambini e l’autismo.
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