iPhone rallentati: l’obsolescenza programmata e la storia del cartello Phoebus

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Recentemente il caso della Apple e degli iPhone rallentati ha sollevato un grande polverone, che ha investito l’azienda di Cupertino accendendo i riflettori sull’obsolescenza programmata. Cos’è l’obsolescenza programmata? É una strategia finalizzata a definire il ciclo vitale di un prodotto, limitandone la durata ad un periodo prefissato. Il prodotto elettronico quindi dopo un certo periodo di tempo rallenta le prestazioni, risultando appunto obsoleto, come accaduto agli iPhone di vecchia generazione. I nostri nonni ci raccontano di come le lavatrici, le tv ed in generale i dispositivi di un tempo, rispetto a quelli moderni, duravano molto di più. É proprio così o è semplicemente una leggenda metropolitana? In realtà a tal proposito è molto interessante conoscere la vicenda del cartello Phoebus, che può essere considerato il primo esempio di obsolescenza programmata della storia. Il 23 dicembre 1924 i più grandi produttori mondiali (Philips, Osram, Compagnie des Lampes, General Electric Company, Società Edison Clerici e tanti altri) si riunirono a Ginevra, per parlare della produzione e della vendita delle lampadine elettriche. In quest’incontro le principali società di elettricità del mondo imposero un limite massimo alla vita delle lampadine elettriche, che fino a quel periodo era di 2.500 ore. Il cartello impose invece un limite di 1.000 ore per ogni lampadina, ritenendo una durata sufficiente per garantire il corretto funzionamento del dispositivo.

 

Le teorie complottiste ritennero invece che tale limite, imposto dal cartello, era solo un sistema per costringere i consumatori ad acquistare più lampadine spendendo ovviamente di più. Oggi il problema si è riproposto con Apple, che si è difesa sostenendo che l’obsolescenza programmata è solo una misura per assicurare un funzionamento ottimizzato degli iPhone. A distanza di oltre un secolo si ripropone lo stesso problema: l’obsolescenza programmata è un sistema per ottimizzare al meglio l’utilizzo dei dispositivi, o semplicemente un modo per spillare più soldi ai consumatori?