Anche da noi ha preso piede la
tradizione celtica di baciarsi sotto il vischio. Tuttavia secondo uno studio condotto da GfK per Gsk Consumer Healthcare che ha preso in esame il rapporto tra gli italiani e la loro salute orale, per il 60% del campione l’
alito cattivo è fonte di imbarazzo sociale e quindi ha un effetto negativo sulle relazioni con le altre persone. Nello specifico lo studio ha posto l’accento sull’
alitosi che coinvolge circa 30 milioni di italiani almeno una volta nella vita e dopo la formazione della placca, del tartaro e dei denti sensibili viene considerato come il terzo problema più rilevante per quanto riguarda i
disturbi del cavo orale. In particolare così spiega Alessandro Crea, docente di Parodontologia all’Università Cattolica di Roma: “Soffrire di alitosi è un problema invalidante a livello sociale, che frequentemente influisce sulle relazioni interpersonali. L’alito cattivo talvolta non viene collegato alle effettive cause e viene per questo sovente sottovalutato. Si stima che l’80-90% delle volte la causa sia da ricercare nella bocca e sia dovuta ai batteri presenti attorno ai denti e sul dorso della lingua. Teniamo presente che chi soffre di malattie gengivali è molto più soggetto ad alitosi”. In effetti l’
odore del nostro alito non va sottovalutato in quanto è una spia attendibile dello stato della nostra
salute. E’ quanto emerge da una ricerca condotta dal Monel Chemical Senses Center di Philadelphia che è stata pubblicata sulla rivista scientifica Sensor. Secondo questo studio anche l’uomo sarebbe in grado di riconoscere certi odori che sono specifici per determinate patologie. Ad esempio se si hanno problemi al fegato l’alito saprà di pesce in putrefazione, mentre nel caso di schizofrenia il sudore del paziente odora di aceto, di pane appena sfornato invece se il paziente è affetto dal tifo. E ancora se l’alito odora di acetone lascerebbe supporre una patologia diabetica, patologie della tiroide sono manifestate da un odore della pelle che ricorda il pane abbrustolito, mentre un odore di ammoniaca nell’urina può indicare una patologia della vescica. Naturalmente per essere indirizzati verso una diagnosi specifica e attendibile è sempre consigliabile recarsi dal proprio medico anche perché l’olfatto umano presenta differenze da individuo a individuo e inoltre la traccia dell’odore potrebbe essere poco percepibile da un naso umano.
Ad esempio addestrando i cani, il cui olfatto è molto più sensibile del nostro, a riconoscere specifici odori emanati dal nostro organismo in presenza di determinate patologie, si può arrivare a una diagnosi precoce delle stesse e quindi iniziare tempestivamente una terapia adatta.