Natale senza dubbio indimenticabile per un misterioso giocatore che ha vinto un milione di euro giocando al SuperEnalotto una schedina da due euro. La giocata è stata effettuata sabato 23 dicembre presso la ricevitoria di Leonarda Chelos, in viale Colombo a Bosa Marina. Il vincitore si è aggiudicato il premio speciale del concorso Superenalotto “Nababbi a Natale”. Così ha dichiarato la titolare: “qualcuno si è portato a casa una bella fortuna. Spero sia una persona che ne abbia bisogno e che sappia amministrare quella cifra”. In ogni caso risulta impossibile risalire al nome del vincitore in quanto la ricevitoria si trova in una zona di passaggio. Di sicuro per il fortunato vincitore è stato un Natale a dir poco indimenticabile. Tuttavia per quanto riguarda il gioco d’azzardo bisogna sempre stare attenti per evitare che diventi una pericolosa abitudine che potrebbe sfociare nella ludopatia. Per ludopatia (o gioco d’azzardo patologico) si intende l’incapacità da parte dell’individuo, che è mosso da un impulso irresistibile, di resistere a giocare d’azzardo o fare scommesse, nonostante sia perfettamente consapevole che questo possa comportare gravi conseguenze. Va sottolineato infatti che chi si dedica al gioco d’azzardo e alle scommesse, ed è affetto da ludopatia, lo fa a detrimento dello studio o del lavoro e finanche degli affetti familiari, e che per procurarsi i soldi da giocare alle macchinette potrebbe anche arrivare a commettere furti o frodi. Questa patologia in effetti presenta alcuni tratti in comune col disturbo ossessivo compulsivo, tuttavia si caratterizza per essere un’entità a sé. La ludopatia può quindi portare alla rovina o al deterioramento dei rapporti sociali perché il soggetto ludopatico inserisce il gioco quale sua priorità e ciò può portare a rovesci finanziari, oltre che alla compromissione dei rapporti e al divorzio, alla perdita del lavoro, allo sviluppo di dipendenza da droghe o da alcol e finanche al suicidio nei casi più gravi.
Le cause di questo disturbo potrebbero ritenersi multifattoriali, derivando da un insieme di fattori genetici e ambientali. Tra i maschi in genere il disturbo si manifesta negli anni dell’adolescenza, mentre nelle donne inizia all’età di 20-40 anni.