Il filosofo Ludwig Fuerbach sosteneva che siamo quello che mangiamo. Di conseguenza dobbiamo prestare molta attenzione agli
alimenti di cui ci nutriamo. Ed in effetti se con l’industrializzazione, l’approvvigionamento degli alimenti non ha più rappresentato un problema, è altrettanto vero che altri problemi sono sorti ad esempio con l’impiego dei
pesticidi in agricoltura. In questo senso la FederBio con ISDE-Medici per l’Ambiente; Legambiente, Lipu e WWF Italia ha promosso la
campagna #ipesticididentrodinoi che ha preso in esame il livello dei pesticidi contenuti nelle urine di una famiglia italiana prima e dopo una
dieta completamente bio. I risultati delle analisi hanno evidenziato che bastano appena due settimane di una
dieta a zero pesticidi per ridurre in maniera significativa e in alcuni casi eliminare del tutto le sostanze inquinanti nelle urine di una famiglia italiana tipo, composta da madre, padre e due bambini dall’età di 7 e di 9 anni. In particolare la
disisntossicazione ha avuto effetto riguardo ai principali
insetticidi che vengono impiegati nell’agricoltura convenzionale, ad esempio il clorpirifos e i piretroidi ed anche il
glifosato, l’erbicida che ha diviso la comunità scientifica. In particolare per quanto riguarda proprio il glifosato la dieta bio ha colpito nel segno: dall’analisi delle urine tre componenti della famiglia che ne erano risultati contaminati prima di intraprendere la dieta, non ne è stata rilevata alcuna traccia. Ma cos’è il glifosato? Il
glifosato è un pesticida le cui tracce sono state rilevate in molti alimenti che finiscono quotidianamente sulle nostre tavole.
Il glifosato si trova un po’ tra Scilla e Cariddi a causa dei pericoli, anche se solo potenziali, per la salute dei consumatori: mentre L’OMS l’ha definito come probabile cancerogeno in uno studio pubblicato su The Lancet Oncology, l’Efsa, authority europea per la sicurezza alimentare, lo ha assolto.
Insomma sui reali rischi per la salute la comunità scientifica non sembra avere ancora un indirizzo comune.