Una volta ci si lamentava della “cattiva maestra televisione”, come ben sintetizzato dal noto filosofo Karl Popper, che vedeva nell’allora innovativo mezzo di comunicazione un possibile strumento di distorsione dell’opinione pubblica se utilizzato in chiave educativa. Un’intuizione che poi si è in qualche modo concretizzata, ma che dopo quasi mezzo secolo deve essere rivisitata.
Tre italiani su quattro sono online
Oggi infatti c’è un “concorrente” alla supremazia della Tv, anche in Italia: parliamo ovviamente del Web e di tutto quello che ruota intorno alla Rete, divenuto un elemento sempre più centrale nella nostra quotidianità. Basti pensare che, come rivelato dall’ultimo Rapporto Censis sulla comunicazione, in questo 2017 più di tre quarti della popolazione italiana sono attivi online, per la precisione il 75,2 per cento degli abitanti (con un incremento di un punto percentuale e mezzo rispetto all’anno scorso).
Internet e immaginario collettivo
Non stupisce dunque leggere che quasi in nove famiglie tricolore su dieci sia presente un abbonamento a un provider di servizi online con velocità di almeno 2 Mega, né che si diffondono sempre più le connessioni di tipo ultra broadband, come quelle proposte da Eolo con le offerte di Internet casa, che consentono di navigare fino a 30 Mega: sono tutti segni della trasformazione che stiamo vivendo, e che ha effetti anche sull’immaginario collettivo.
Il Web è sempre più centrale
Lo stesso rapporto del Censis, infatti, indica in Internet lo strumento “che esercita più di tutti una influenza sui fattori ritenuti centrali nell’immaginario collettivo della società di oggi”, grazie anche all’impatto dei social network. In termini numerici, il Web “condiziona” in maniera prevalente le convinzioni di chi ha tra 14 e 29 anni e la fascia dei 45-64enni, mentre su Facebook e soci si formano le idee dei Millennials e anche degli over 65.
Nuovi consumi mediatici
La Tv non intende comunque cedere facilmente la sua leadership, e mantiene ancora un ruolo centrale (sebbene non più assoluto e prioritario come in passato) nelle considerazioni degli italiani. Secondo il direttore del Censis Massimiliano Valerii, stiamo vivendo una fase transitoria durante la quale, nonostante le distanze tra i consumi mediatici dei giovani e quelli degli anziani siano assai rilevanti, continuano a coesistere nel corpo sociale valori vecchi e nuovi, offline e online.
Cambiano modelli e riferimenti
Per avere un esempio concreto di come la “dieta mediatica” degli italiani sia cambiata a partire dagli anni 2000 basta guardare i ruoli delle persone cosiddette “influencer“: se i modelli di una volta erano i personaggi famosi di cinema e televisione, o nei livelli di cultura maggiore giornalisti, intellettuali e politici, oggi anche le persone di una certa età (vale a dire, tra i 45 e i 64 anni) citano invece “il blogger o lo youtuber“, a riprova di come le tecnologie digitali hanno assunto anche il compito di rilanciare simboli e miti che diventavano parti integranti delle aspirazioni di ciascuno.