David Fisher, un dermatologo del Massachusetts General Hospital di Boston, ha scoperto un nuovo composto che va a stimolare la produzione di melanina. La molecola è stata sperimentata sui topi e su alcuni frammenti di pelle umana. In particolare i ricercatori sono andati ad agire su una variante del gene Mc1R che in alcuni topi determina una peluria color ruggine: nell’uomo la medesima variante è responsabile dei capelli rossi e della carnagione molto chiara. In particolare questo gene MC1R ha la funzione di codificare per un recettore che si trova sulla superficie di cellule della pelle chiamate melanociti. E’ proprio questo recettore a stimolare la produzione di melanina che serve a pigmentare la pelle e quindi a proteggerla dalle radiazioni solari nocive. Tuttavia in chi ha i capelli rossi e nei topi color ruggine non si assiste alla produzione di pigmento scuri, per cui queste persone al sole non si abbronzano ma si scottano solamente. I ricercatori hanno preso in esame una proteina chiamata chinasi Na+inducibile (SIK) che agisce come interruttore di spegnimento della fabbrica di melanina. Quindi hanno trovato una molecola in grado di evitare lo spegnimento di questo segnale e l’hanno iniettata nel dorso rasato dei topi dai peli rossi che dopo 8 giorni hanno mostrato un’abbronzatura estrema, ma dopo 14 giorni questi effetti sono regrediti del tutto senza danni. Sulla pelle umana invece è andata ad agire sulla produzione dei melanociti donando all’epidermide un colore assolutamente naturale, al contario degli spray abbronzanti che invece “abbronzano” solo lo strato esterno di cellule morte presenti sulla pelle.
Se questo composto dovesse rivelarsi sicuro, potrebbe affiancarsi ai filtri solari per dare quindi la possibilità anche a chi ha la carnagione chiara di formare uno strato di melanociti sulla pelle, in modo da non rischiare scottature ed ustioni a seguito dell’esposizione ai raggi solari.
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