Se un esame diagnostico è fondamentale per accertare o meno la presenza di una patologia, è altrettanto vero che se viene effettuato quando non è necessario, risulta solo inutile e dispendioso. In particolare a lanciare l’allarme è la Società italiana di gastroenterologia ed endoscopia digestiva (Sige). In tal senso così sottolinea Gerardo Nardone, professore associato di Gastroenterologia dell’Università Federico II di Napoli e componente del consiglio direttivo della Sige: “E’ un numero enorme di esami che si traduce in una spesa notevole. Calcolando una media di 60 euro ad esame endoscopica (può essere fatta solo una stima approssimativa in quanto il costo cambia da Regione a Regione) si arriva alla ragguardevole cifra 102,7 milioni di euro. Di questa spesa ingente si stima che almeno 30 milioni di euro vadano bruciati per esami inutili (che sono il 25-30% del totale). Le cause di questo spreco vanno ricercate in una inadeguata conoscenza delle indicazioni da parte della classe medica, ma spesso anche nella possibilità da parte dei pazienti di prenotare direttamente gli esami attraverso Cup, farmacie e altri canali senza effettuare prima una visita specialistica”.
In particolare questi sono gli errori più comuni che riscontrano gli esperti: “Due convinzioni assai diffuse, ma purtroppo in gran parte infondate sono quella che la migliore prevenzione delle malattie si faccia eseguendo periodicamente esami di laboratorio o strumentali in assenza di qualunque sintomatologia o rischio specifico di malattia, e la seconda che ogni diagnosi debba essere supportata da esami approfonditi, anche quando la condizione è ovvia o la conferma del tutto inutile nel decidere la cura”.