Quanto scoperto dai ricercatori dell’università del Nuovo Galles del Sud ribalta in parte quanto si sa a proposito dei meccanismi che inducono l’Alzheimer. Allo stato dell’arte vi sono due punti fermi a riguardo: la presenza di placche di proteina beta-amiloide e i grovigli di proteina tau nel cervello. I ricercatori hanno scoperto che una proteina, la p38y chinasi, ha un effetto protettivo nei confronti del cervello. In principio si pensava che le proteine beta-amiloidi fossero responsabili della fosforilazione della proteina tau che ha come conseguenza la morte delle cellule neuronali e quindi farebbe progredire la malattia. in realtà la fosforilazione della proteina tau avrebbe un effetto protettivo sul cervello e sarebbero le proteine beta amiloidi ad aggredire questa funziona fino ad annullarla.
La proteina individuata dai ricercatori, la p38y chinasi, invece si è visto che contrasta la tossicità indotta dalla beta-amiloide. Con l’aggravarsi malattia si perde sempre di più ma se viene reintrodotta si potrebbe ritardare o addirittura arrestare la progressione dell’Alzheimer. Lo studio è stato pubblicato su Science.