Gli artisti, in questo caso i pittori, hanno la capacità di osservare la realtà nei suoi più minuti particolari per riprodurla o per meglio dire reinterpretarla nelle loro rappresentazioni pittoriche. In questo senso Andrea Mantegna, legato alla famiglia Gonzaga a Padova, nel suo celebre dipinto La camera degli sposi che si può ammirare al Palazzo Ducale di Mantova, avrebbe dipinto una donna affetta da una malattia che sarebbe stata scoperta soltanto 80 anni dopo. In particolare nel quadro prodotto tra il 1465 e il 1474 vengono ritratti con grande precisione i tratti dei volti non soltanto della famiglia Gonzaga ma anche della fantesca. E proprio quest’ultima sembrerebbe affetta dalla neurofibromatosi tipo 1 (Nf1), anche nota come malattia di Von Recklinghausen, che venne descritta dal medico e naturalista bolognese Ulisse Aldrovandi nel 1592. La donna dipinta presenta cinque neurofibromi sul viso, un neurofibroma sul dorso della mano destra, almeno cinque macchie caffè-latte sulle guance e sul mento, svariati noduli di Lish nell’iride destra e sinistra, un marcata riduzione della statura sconfinante in un nanismo ipofisario. La scoperta si deve all’antropologa e paleopatologa Raffaella Bianucci del Dipartimento di Scienze della Sanità Pubblica e Pediatriche dell’Università di Torino, il cui studio è stato pubblicato sulla rivista The Lancet Neurology.
Così ha spiegato l’antropologa: “L’arte riveste un ruolo fondamentale nell’ambito della scienza medica. Le rappresentazioni artistiche permettono agli studenti di medicina di sviluppare in ambiente “protetto” le proprie capacità di osservazione, descrizione e interpretazione, capacità che saranno loro necessarie nello svolgimento della professione”.