In Italia solo 4 donne su 10 hanno effettuato il vaccino contro la rosolia, eppure questa malattia se contratta in gravidanza può avere conseguenze molto gravi per il feto. Se contratto nel primo trimestre di gravidanza il virus può provocare aborto spontaneo, morte intra-uterina o malformazioni del feto. A rivelarlo è l’Istituto Superiore di Sanità secondo cui una donna su tre non sa se è vaccinata contro la rosalia. Inoltre i nascituri possono andare incontro a significative diminuzioni della funzionalità di diverse aree sensitive sviluppando sordità, cecità, problemi cardiaci e a gravi disfunzioni del sistema nervoso centrale. Così nello specifico viene riportato nel sito dell’ISS: “Si conferma che la percentuale di donne vaccinate è significativamente maggiore tra le più giovani: è massima (57%) nella classe di età 18-24 (grazie al recupero straordinario previsto dal Piano di eliminazione con l’offerta della vaccinazione nell’adolescenza) mentre nelle generazioni successive la percentuale di vaccinate per la rosolia diminuisce gradualmente (44% tra le 25-34enni e 34% tra le 35-49enni). Inoltre, le vaccinate sono significativamente più frequenti tra le donne con alto livello di istruzione (43%), senza difficoltà economiche (45%) e con cittadinanza italiana (41% vs 24% fra le donne straniere)”.
Il rubeotest da fare prima della gravidanza consente di accertare se si è sviluppata l’immunità della futura mamma alla rosolia. Se è immunizzatata la donna non corre alcun rischio di contrarla nuovamente nel corso della gravidanza.