Non necessariamente c’è bisogno di aggiungere del sale sulle pietanze per rendere i cibi più gustosi. L’aggiunta di sale, molto spesso più del necessario è una abitudine culturale inveterata nel nostro paese che però rischia di produrre problemi seri per la salute. Nel nostro paese il consumo di sale risulta almeno il doppio rispetto a quanto raccomandato dall’Oms, cioè fino a 5 grammi (più o meno un cucchiaino da tè), corrispondenti a circa 2 grammi di sodio. Il cloruro di sodio è stato accertato che determina un aumento della pressione arteriosa, ma anche calcolosi renale, osteoporosi e alcuni tumori, in particolare allo stomaco. In questo senso per diminuire questo consumo eccessivo di cloruro di sodio in Umbria è nata la salsiccia del benessere. Questa produzione di salumi a basso contenuti di sale segue le indicazioni del programma di studio ed educazione alimentare ‘Città del ben…essere!!’, nato a Gubbio dalla collaborazione tra l’azienda Usl Umbria 1 e il Centro studi nutrizione umana (Cesnu), con il patrocinio dell’Associazione italiana di dietetica e nutrizione clinica (Adi). Così si è espresso al riguardo il coordinatore del progetto Guido Monacelli, medico nutrizionista dell’Ausl Umbria 1 e presidente regionale Adi: “La strategia adottata a livello nazionale avrebbe tuttavia una limitata efficacia in regioni come l’Umbria, dove il pane è storicamente ‘sciapo’ e prevale invece il consumo di altri alimenti tipici della tradizione e della gastronomia regionale ad alto contenuto di sale.
Per questo si è deciso di intervenire sulla produzione di salumi e anche di formaggi (quest’ultimi ancora in fase sperimentale), con la convinzione di poter ribaltare il luogo comune secondo cui il prodotto tipico è buono ma fa male”.