Stando a una ricerca condotta dalla Fondazione Italiana Fegato (FIF) nei laboratori dell’Area Science Park di Trieste le cattive abitudini alimentari che purtroppo si vanno sempre più affermando, hanno conseguenze deleterie soprattutto per la salute dei bambini. I ricercatori in particolare hanno analizzato nel dettagli gli effetti della sindrome metabolica in età infantile soprattutto per quanto riguarda le conseguenze a carico del fegato. In questo senso utilizzando un modello animale hanno alimentato un gruppo di topi con una dieta ricca di grassi subito dopo lo svezzamento, che corrisponde a circa i 3 anni d’età nell’uomo. I roditori sono stati sottoposti a questo tipo di alimentazione per altri 16 mesi, che corrispondono a circa a 30 anni di età per l’uomo. Nell’arco di sole 4 quattro settimane, i topi hanno sviluppato la steatosi epatica ed anche la fibrosi di stadio 2 nell’86% dei maschi e nel 15% delle femmine nell’arco di 16 settimane. La steatosi epatica produce una disfunzione del fegato che non è più capace di smaltire i grassi che gli arrivano in eccesso. Inoltre sia i topi maschi che femmina hanno sviluppato una attività infiammatoria epatica. Insomma l’essere in sovrappeso aumenta il rischio di molte altre malattie per cui è fondamentale che i bambini acquisiscano abitudini alimentari più sane per evitare che si trovino a dover affrontare in età adulta le patologie connesse all’obesità.
In questo senso così commenta lo stato dell’arte il professor Claudio Tiribelli, direttore della Fondazione Italiana Fegato: “Considerando che l’obesità infantile è in esplosione anche da noi e che il danno al fegato da sindrome metabolica diventerà nei prossimi anni la principale causa di trapianto di fegato, il modello sarà un’ottima piattaforma per studiare i meccanismi che portano al danno, capire le differenze maschio/femmina e testare farmaci e nuovi approcci diagnostici”.