Dell’Aids si comincia a parlare a partire dagli anni 80′ quando alla fine degli anni 70′ vengono segnalati i primi caso a San Francisco negli Usa. La malattia una volta conclamata produce un indebolimento estremo del sistema immunitario, per effetto del quale l’organismo non è più in grado di difendersi dagli attacchi di batteri e virus. Tuttavia stando a una indagine svolta dalla società di ricerche demoscopiche SWG per conto di Nps Italia Onlus, il 50% degli italiani compresi tra i 25 e i 34 anni non conosce bene cosa sia l’Hiv e l’Aids. In sostanza grazie alla terapia anti-retrovirale è possibile tenere sotto controllo il virus nei pazienti sieropositivi, la cui aspettativa di vita è diventata sovrapponibile a quella della popolazione generale, purtroppo non può dirsi che si sia fatto lo stesso a livello informativo. Troppo carente da questo punto di vista, come è emerso anche dal sondaggio, il livello di consocenza dei givani riguardo al rischio Aids. Oltre a ciò dalla ricerca è emerso anche che sopravvivono stereotipi e pregiudizi nei confronti dei malati di Aids. Insomma la mancanza della conoscenza nelle ultime generazioni della modalità di trasmissione del virus potrebbe portare quindi a un aumento di casi di Hiv.
Per evitare ciò è neccesario agire a livello culturale promuovendo adeguate campagne pubblicitarie e informative che abbiano come target i giovani, in particolare di età compresa tra i 25 e i 34 anni, che come emerso dal sondaggio, sottovalutano il rischio contagio.
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