Il ddl approvato al Senato prevede una pena da un minimo di 2 fino a un massimo di 6 anni di carcere per chi nega la Shoah o i crimini di genocidio, di guerra o contro l’umanità nel caso in cui concreti il rischio di un “pericolo di diffusione”. In sostanza con l’emendamento proposto da Nico D’Ascola (Ncd) è sato tolto l’avverbio “pubblicamente”. Il ddl è stato approvato con con 134 voti a favore, 14 contrari e 36 astenuti. Al fine di evitare di introdurre un reato di opinione viene modificato l’articolo 3 della della legge 13 ottobre 1975 n.654, la cosiddetta Legge Reale, trasformando il negazionismo non in un reato autonomo ma in un fattispecie aggravante di quello già presente che ove la propaganda, il pubblico incitamento, la pubblica istigazione a commettere atti di discriminazione razziale, si concretino in una negazione in tutto o in parte della Shoah, comporta un aggravamento di pena di 3 anni. Il negazionismo diventa quindi una sorta di aggravante che si aggiunge alla legge Mancino del 1975 in materia di discriminazioni razziale e di stampo xenofobico. Tuttavia la legge ha suscitato un dibattito trasversale fra le varie forze politiche. Il provvedimento dovrà tornare alla Camera in terza lettura per la sua approvazione definitiva.
Ad esempio per l’ex ministro delle Riforme Gaetano Quagliariello si assiste a uno sconfinamento in campo penale di quel che rimane fondamentalmente un problema educativo: “Non voterò questa legge perché tende a portare nelle aule di tribunale quello che deve rimanere nelle aule delle scuole e delle università: e un problema culturale di educazione, sicuramente esistente, non può avere una sua dimensione penale“.
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