A partire dal prossimo autunno partirà una sperimentazione di un vaccino contro il virus Zika, ma bisognerà attendere qualche anno per valutarne l’efficacia. A darne notizia è Anthony Fauci, direttore dell’Istituto Nazionale di allergie e malattie infettive (Niaid) con sede a Bethesda in Maryland. Intanto cresce l’allarme riguardo alla pericolosità del virus. Ricercatori brasiliani in un intervista rilasciata alla Bbc hanno dichiarato che il virus Zika, oltre a microcefalia produce in un quinto di bambini nati da madri infettate dal virus, dei gravi danni neurologici. Tuttavia in Brasile grazie a una efficace campagna informativa si assiste a una a una diminuzione dei contagi. D’altronde proprio lo scorso febbraio in Brasile si sono registrati oltre 1000 casi al punto che l’Organizzazione mondiale della sanità ha parlato di una vera e propria emergenza sanitaria. Obama ha chiesto al Congresso lo stanziamento di circa 2 miliardi di dollari per affrontarla. Il virus Zika ricordiamo che ha come vettori due insetti: le zanzare Aedes Aegypti e Aedes Albopictus. Se in Brasile grazie alla prevenzione si assiste a un contenimento dell’infezione, il virus Zika continua invece a diffondersi in altri stati dell’America del Sud. D’altronde il virus è favorito dai viaggi per cui anche l’Europa non può dirsi immune da questa minaccia sempre più globale.
Ma quali rischi si corrono in Italia e in Europa? Il problema in Italia si pone con l’inizio della stagione di attività biologica delle zanzare, perché se una persona torna da un viaggio in un paese in cui la malattia è endemica e quindi contrae il virus e viene punto da una zanzara, questa diventa portatrice ed è in grado di infettare la persona che punge dopo e via di seguito. Se non si interrompe questo circolo vizioso vi è la possibilità di innescare quindi un focolaio autoctono che può assumere anche dimensioni importanti o portare il Paese a diventare endemico
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