La vicenda, che ha a dir poco dell’incredibile qualora l’accertamento dei fatti dovesse confermarlo, è stata riportata da
Il giornale di Vicenza. Stando a quanto riportato dal quotidiano, i medici per movimentare le loro giornate in corsia si sarebbero inventato un gioco sulla pelle dei pazienti: ovvero avrebbero organizzato una gara con tanto di assegnazione di punti, dove vinceva chi inseriva la cannula più grossa e quindi più dolorosa nelle vene dei pazienti. Gli otto, sei medici e due infermieri avrebbero creato proprio un gruppo su
WhatsApp dal nome “Gli amici di Maria” dove si scambiavano le opinioni sull’andamento di questa “competizione” in corsia. Tutto veniva ripreso in diretta e trasmesso nella chat del gruppo. Tuttavia uno dei partecipanti a un certo punto si rende conto che la vicenda sta prendendo dei contorni decisamente inquietanti e quindi denuncia tutto al primario Riboni, che li convoca e li redarguisce per questo comportamento contrario alla deontologia medica. Il dg Pavesi apre un’inchiesta. Tuttavia va detto che non esistono prove che si siano effettivamene verificati questi episodi, nè d’altro canto sono arrivate lamentele da parte dei pazienti. Medici e infermieri hanno negato ogni addebito.intanto a interessarsi della vicenda vi è anche il presidente della Regione Luca Zaia che vuole vederci chiaro: “
Solo la procura potrà chiarire fino in fondo i lati oscuri di questa vicenda. Qualora ci fossero responsabilità accertate le punizioni dovranno essere esemplari. Per me non finisce qui. Porterò atti in procura“.
Tuttavia rimangono quelle frasi su WhatsApp, i commenti scambiati, che inevitabilmente lasciano intendere che qualcosa sia avvenuto e che soprattutto sia stata offesa la sacralità del paziente, che al posto di essere rispettato e curato, anche se velatamente, è stato dileggiato e schernito.