Secondo uno studio di alcuni ricercatori britannici della
University of Cambridge, pubblicato in questi giorni sulla rivista specializzata
Nature Genetics, la perdita della verginità a quanto pare non dipende solo dalle opportunità che ci si presentano, ma dai geni del proprio
Dna. Per identificare le differenze genetiche che regolano la vita sessuale, i ricercatori hanno analizzato i dati genetici di circa
120mila donne e uomini tra i 40 e 69 anni custoditi in una bio-banca inglese. In questo modo hanno rilevato 38 varianti genetiche collegate all’età del primo rapporto. Gli stessi risultati li hanno avuti analizzando i dati genetici di 241mila persone finlandesi e 20.000 donne americane con origine europea. Anche perché, se finora avevamo pensato si trattasse solo di una questione di predisposizione, di maturità, o anche solo di circostanze più o meno fortunate, come disagio sociale e stabilità famigliare, in realtà dobbiamo correggere il tiro e ricrederci. In particolare, utilizzando un metodo chiamato
“randomizzazione mendeliana”, gli scienziati sono riusciti ad individuare l’effetto causale tra l’arrivo della pubertà, l’età della prima volta e quella della prima gravidanza.
Tutti questi aspetti hanno ricadute sociali e comportamentali (incluso, ad esempio, il livello di istruzione). Hanno dunque evidenziato come sia l’età del primo rapporto che del primo figlio fossero collegate, sia con i geni che agiscono sull’età della pubertà sia su alcuni tratti della personalità.