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Anders Breivik, da carnefice a vittima: tribunale norvegese accoglie ricorso contro l’isolamento

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Anders Breivik

Anders Breivik è l’autore della strage di Oslo e Utoya nel 2011. In quell’attentato morirono ben 77 persone, di cui 69 appena ragazzi. In questi anni Breivik non ha mai mostrato alcun segno di pentimento, anzi ha rivendicato con orgoglio luciferino quanto compiuto. L’uomo ha addirittura intentato contro lo Stato norvegese una causa, perché a suo dire avrebbe subito un trattamento inumano. Nel momento in cui ha subito la carcerazione definitiva è stato adottato il regime dell’isolamento per 5 anni. La legge norvegese che non prevede l’ergastolo, gli ha inflitto solo 21 anni di detenzione. Ed inoltre sebbene in isolamento il criminale godeva di una cella di circa 30 mq, dotata di tutti i confort, ad esempio palestra, televisore e computer e playstation. Breivik si è appellato contro la detenzione in isolamento all’art.3 della Convenzione Europea dei Diritti Umani che statuisce il divieto di qualsiasi forma di tortura e trattamento inumano o degradante per i detenuti. Ed a quanto pare la corte norvegese gli ha dato ragione stabilendo: “il divieto di trattamenti inumani o degradanti rappresenta un valore fondamentale della società democratica e va garantito sempre e comunque, anche nel caso di terroristi ed assassini“. In effetti questa sentenza lascia perdere di vista chi è la vittima e chi il carnefice in tutta quetsa vicenda. E’ vero che le pene non devono essere mai contarie al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato come recita anche la nostra costituzione.

 

In questo caso sembra però che si sia andati un po’ oltre nell’applicazione di questo principio in quanto riconosciuta la colpevolezza dovrebbe seguire una pena nella misura corrispondene e proporziale alla condotta delittuosa del reo.

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