Negli ultimi anni la
medicina ha compiuto passi importanti nella lotta ai tumori, anche se c’è ancora molto da fare perché il
cancro rappresenta una patologia subdola che non sempre viene diagnosticata per tempo. In tal senso vi è una importante novità per quanto riguarda il trattamento del
cancro al rene. Tale patologia è piuttosto diffusa, basti solo pensare che in Italia nel 2015 ne sono stati colpiti oltre 10mila persone. In Europa ci sono stati invece 100mila casi. Nella maggior parte dei casi (60%), questo tipo di tumore viene scoperto casualmente a seguito di altri esami, mentre nel 25% dei casi la diagnosi arriva quando il tumore è già in fase avanzata. La novità nella cura di questo tumore è rappresenata dalla
terapia immuno-oncologica. E’ stata sperimentata una nuova molecola immuno-oncologica in poco più di un anno in 5 studi che sono stati interrotti in quanto si è raggiunto l’obiettivo dell’aumento della sopravvivenza. Questo
nuovo farmaco il Nivolumab ha ottenuto dei buoni risultati anche per il melanoma: il 70,7% dei pazienti colpiti da melanoma sopravvive oltre il limite dell’anno dalla diagnosi. A due anni sopravvive il 57,7% dei pazienti. In tal senso così ha spiegato Giacomo Carteni, direttore Oncologia Medica del Cardarelli di Napoli: “
Nel cancro del rene la chemio e la radioterapia si sono dimostrate, storicamente, poco efficaci pertanto la disponibilità di nuove armi come nivolumab potrà migliorarne la capacità di gestione. Va inoltre evidenziato l’aumento significativo dei pazienti vivi (+ 44% a tre anni). Inoltre, nella fase tre i pazienti hanno manifestato un miglioramento dei sintomi legati alla malattia e della qualità di vita“. L’onco-immunoterapia consiste nel potenziare le difese naturali dell’organismo indirizzando il
sistema immunitario a riconoscere e quindi a combattere le cellule tumorali.
Questa terapia ha dato risultati molto incoraggianti contro il melanoma e il cancro ai polmoni. In pratica questi farmaci impediscono ai tumori di “nascondersi” al sistema immunitario che quindi può eliminarli con specifici tipi di cellule a ciò deputate.