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Matteo Renzi e la riforma pensioni che trova ostacoli ovunque

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Riforma pensioni
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Riforma pensioni

Il Premier Renzi mantiene caldo il dibattito politico sulla riforma pensioni 2016  grazie alle nuove promesse elettorali di recente esposte. Ma l’idea di prevedere un bonus di 80 euro per le pensioni minime non è piaciuto ad alcuni membri del governo né tantomeno ai sindacati ed in particolar modo a Susanna Camusso (CIGL), che ha chiesto a gran voce una soluzione strutturale e non un intervento parziale. Nel frattempo, giunge una proposta da parte della UIL che ha sottolineato essenzialmente due punti: il primo è che nessuna riforma delle pensioni può essere a costo zero perché si rivendica l’idea che sia giusta una redistribuzione dei redditi in chiave previdenziale; il secondo è che è possibile pensare forme di uscita dal lavoro differenti da tutte quelle promesse fino ad oggi. Infine, si segnala un intervento della Cgia di Mestre che, dati alla mano, mostra come la spesa previdenziale ed assistenziale sia cresciuta invece di diminuire – cosa che allontanerebbe ancora di più la possibilità di una riforma pensionistica. “La spesa previdenziale ed assistenziale sarebbe  – dice la Ciga  –   salita di circa 6,1 miliardi di euro”.  Secondo l’Ufficio Studi di Mestre, la motivazione sarebbe duplice: da un lato è indubbio il fattore demografico che ha portato ad un allungamento sostanziale della speranza di vita, dall’altro, però, si sottolinea come questi dati vadano letti nel lungo periodo, negli ultimi quarant’anni si sarebbero privilegiati gli anziani (cioè il passato) a danno dei giovani (cioè il futuro).

 

Dati di questo tipo impattano sul dibattito per la riforma delle pensioni: un intervento strutturale che favorisca l’uscita anticipata sembra divenire sempre più difficile da realizzare.

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