Al reparto di Neonatologia dell’ospedale San Camillo di Roma nel mese di febbraio si sono verificati sedici casi di infezione prodotti dallo Stafilococco aureo. Sedici i bambini infettati, di cui 5 positivi e 17 operatori che sono entrati in contatto col temibile agente patogeno. I 17 operatori risultano “colonizzati” ovvero pur essendo entrati in contatto con il batterio non hanno sviluppato alcuna patologia correlata. E’ stato necessario l’intervento da parte del Servizio regionale di epidemiologia sorveglianza e controllo delle malattie infettive, che ha confermato il contagio dei bambini individuando quello da cui è partita l’epidemia e ha confermato altresì anche i 5 positivi, cioè i bambini che sono entrati in contatto col batterio ma non hanno sviluppato l’infezione. Lo stafilococco è uno dei batteri più temibili che può svilupparsi nelle strutture sanitarie in quanto si tratta di agenti patogeni che risultano resistenti a molti antibiotici. Quanto accaduto nell’ospedale romano riporta drammaticamente in evidenza il fenomeno dell’antibotico-resistenza riguardante alcuni ceppi batterici. In tal senso dall’Autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa) e del Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (Ecdc) risulta che è proprio l’Italia il Paese europeo che ha fatto registrare le maggiori percentuali di resistenza dei batteri verso quasi tutti gli antibiotici.
Nel caso specifico i casi riscontrati all’ospedale San Camillo sono stati di lieve entità, riguardando perlopiù infiammazione della cute, otiti e congiuntiviti. In ogni caso l’ospedale segnala che è dallo scorso 27 febbraio che non si registrano nuovi casi.
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