Un gruppo di ricercatori giapponesi del Kyoto Institute of Technology ha individuato un batterio in grado di digerire la plastica. Nello specifico si tratta del batterio Ideonella sakaiensis. La scoperta è molto importante, basti solo pensare al livello di inquinamento diffuso nei mari a causa della plastica: ogni anno nel mondo se ne producono ben 311 milioni di tonnellate. Il 90% di questa plastica è ottenuta dal petrolio, mentre soltanto il 14% viene riciclata. Questo speciale batterio mangia-plastica è stato individuato dai ricercatori prendendo in esame oltre 250 campioni prelevati da un sito di riciclaggio di bottiglie in PET. In particolare a base di questo processo di scomposizione e degradazione della plastica vi sarebbero due enzimi: il primo si chiama PETase, che viene prodotto dal batterio quando aderisce alla superficie della plastica, il secondo si chiama MHET idrolase ed è in grado di “spezzare” le catene di PET in molecole più piccole, ovvero acido tereftalico e il glicole etilenico. Si tratta in ogni caso di un processo di scomposizione e degradazione delle materie plastiche che avviene molto lentamente in 6 mesi a una temperatura di 30 gradi. IL prossimo obiettivo della ricerca consisterà nel valutare se è possibile impiegare l’acido tereftalico per la produzione di nuova plastica evitando così l’impiego del petrolio. D’altronde le materie plastiche negli oceani rappresentano un serio pericolo per tutte le specie marine in quanto spezzettata in particelle micrometriche, la cosiddetta microplastica, viene ingerita dal plancton e quindi entra a far parte di tutto l’ecosistema.
Si tratta di una vera e propria corsa contro il tempo: stando a uno studio della Fondazione Ellenm MacArthur entro il 2025 per 3 tonnellate di pesci sarà presente una tonnellata di plastica e che nel 2050 la plastica supererà i pesci.
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