I cellulari che si sono diffusi a macchia d’olio in quest’ultimo decennio si può dire che sono andati a sostituire in un certo senso quello che una volta era il diario, in cui si scrivevano gli inconfessabili segreti della nostra vita. Insomma il nostro smartphone dice molto di noi per cui è comprensibile che si faccia particolare attenzione alla propria privacy per evitare che fnisca nelle mani sbagliate. Di questi aspetti in particolare si è interessata una ricerca condotta da Eurodap (Associazione europea disturbi da Attacchi di panico) che ha preso in esame un campione di 1500 persone, uomini e donne di età compresa tra i 18 e i 60 anni. Dai risultati emerge che 9 persone su 10 nascondono il proprio cellulare perché temono che possa finire in mano di amici e familiari, mentre 8 persone su 10 cambia spesso il PIN, ovvero il codice d’autenticazione per accedere ai dati, al fine di evitare che qualcuno possa arrivare ai contenuti. Inoltre le persone di 25 anni temono i giudizi dei genitori mentre dai 25 ai 60 anni si teme soprattutto l’opinione di partner e coniugi, mentre dai 60 in poi preoccupa soprattuto il giudizio dei propri figli. Insomma il cellulare non è soltanto un oggetto che può provocare dipendenza fino al punto di farci sentire squilli anche quando non ci sono, ma è un vero e proprio scrigno dei segreti, che vogliamo che rimanga tale. D’altronde cosa accadrebbe invece se i nostri sms, mesaggi su WhatsApp venissero dati in pasto al pubblico senza alcun filtro? Questo aspetto è stato trattato ad asempio in “Perfetti Sconosciuti” l’ultimo film di Genovese.
Insomma se imparassimo ad essere sinceri e a custodire questa sincerità nel reale come nel virtuale, probabilmente non avremmo tutta questa paura che qualcuno possa scoprire chissà quali segreti inconfessabili memorizzati nei dispositivi mobili.
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