Stando all’ultimo rapporto di Eurostat il lavoro in Italia lo si cerca soprattutto in famiglia, un vero e proprio ammortizzatore sociale, nonchè agenzia interinale nel nostro paese. Nello specifico stando ai canali di ricerca del lavoro relativi al terzo trimestre del 2015, risulta che il 25,9%, ovvero solo un quarto dei disoccupati italiani si rivolge ai centri per l’impiego pubblico per cercare lavoro. Mentre l’84,3% del totale, ovvero 8 disoccupati su 10 si rivolge ad amici, parenti o conoscenti. Se confrontiamo questi dati con la Germania assistiamo a un vero e proprio rovesciamento: il 75% dei disoccupati tedeschi per trovare lavoro si rivolge ai centri pubblici per l’impiego e solo il 39,6% invece chiede in famiglia, ad amici o conoscenti. Discorso analogo per le agenzie private: da noi ci si rivolge soltanto il 15,6% rispetto a una media europea del 22,3%. D’altronde sempre tenendo conto di questi dati Eurostat che in Italia la fiducia verso i centri per l’impiego è la più bassa in tutta Europa. Solo in Turchia la situazione è peggiore. Risulta la Grecia (94,5%, quasi dieci punti in più rispetto al 2007) il paese nel quale ci si rivolge di più alle conoscenze nella ricerca del lavoro, mentre il paese dove vengono meno utilizzati i canali informali è la Svezia (25,3%). Rimanendo in Europa ma considerando un paese fuori dall’Ue, ad esempio emerge che in Svizzera i disoccupati usano i canali amicali solo nel 17,9% dei casi.
Nel nostro paese la famiglia rappresenta una anomalia in quanto assolve alle funzioni improprie sia di ufficio di collocamento che di ammortizzatore sociale. Insomma per dirla con un aforisma di Ennio Flaiano in Italia la via più breve tra due punti è l’arabesco.
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