Il tumore della prostata è una delle patolgie tumorali più diffuse. In Italia ogni anno se ne ammalano circa 10mila persone. Tuttavia in molti casi il tumore è di ridotte dimensioni e si presenta scarsamente aggressivo. In tutti questi casi non è necessario ricorrere alla chirurgia, basta sottoporsi ad esami e controlli periodici per monitorare la malattia. Si tratta della sorveglianza attiva, un nuovo approccio di cui se ne è parlato nel corso della terza Conference “Active surveillance for low risk prostate cancer”, un convegno internazionale realizzato dall’European School of Oncology con il supporto della Societa’ italiana di urologia oncologica (Siuro). In tal senso Riccardo Valdagni, presidente della Siuro ha spiegato che: “Nel nostro Paese ancora troppi uomini con un carcinoma prostatico ricevono cure che possono avere severi effetti collaterali a carico della sfera sessuale, urinaria e rettale“. Ed ancora: “La sorveglianza attiva rappresenta una nuova opportunita’ e modifica l’approccio tradizionale che prevede quasi sempre un trattamento radicale dopo la diagnosi del tumore. In alternativa ad essere sottoposto a una delle terapie radicali come chirurgia, radioterapia o brachiterapia il paziente con tumore indolente e’ sottoposto a esami e controlli periodici. Questa vale per tutta la vita o fino a quando la malattia non modifica le sue caratteristiche iniziali. Se la patologia cambia siamo in grado di interrompere il percorso osservazionale, intervenire tempestivamente e indirizzare il paziente al trattamento“. Il professore aggiunge che: “Nel 60% dei casi la malattia richiede invece un trattamento con le tradizionali terapie come chirurgia, radioterapia e brachiterapia..Solo ai pazienti che presentano caratteristiche ben precise e che costituiscono circa il 40% dei casi, può essere proposta la sorveglianza attiva“.
Insomma la sorveglianza attiva rappresenta una valida alternativa terapeutica che non va a ridurre le possibilità di guarigione nè la qualità di vita, l’importante è che il carcinoma prostatico abbia piccole dimensioni e che presenti una scarsa aggressività biologica. Insomma la sorveglianza attiva va nel senso della diagnosi precoce che è fondamentale per le aptologie tumorali.
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