Nel giorno di San Valentino dedicato a tutti gli innamorati viene naturale interrogarsi su cosa sia l’amore? Certo su questo tema si sono interrogati scrittori e fior fior di filosofi e poeti senza arrivare mai a una definizione in grado di mettere d’accordo un po’ tutti su un argomento dove ognuno ha la sua personale visione. Tuttavia se invece che dal punto di vista letterario o filosofico che risente di una certa soggettività nell’affrontare l’argomento, ci affidiamo alle scoperte della scienza allora già è possibile mettere qualche punto fermo sulla base di dati oggettivi empiricamente verificabili e riproducibili sperimentalmente. A spiegare quali meccanismi si generano nel cervello dell’innamorato è Piero Barbanti, Primario Neurologo dell’IRCCS San Raffaele Pisana di Roma: “Nell’amore romantico, durante l’attivazione delle regioni del cervello deputate al piacere, a nostra insaputa rimane aperto un microfono che registra istante per istante“. Ed ancora il neurologo sottolinea come sia l’ippocampo la sede dela nostra memoria, ma anche delle emozioni che associamo a un ricordo amoroso e che perdura nel tempo trasformandosi in nostalgia quando l’amore finisce. Tuttavia il neurologo spiega come a volte l’amore, ad esempio quello non ricambiato, può diventare una vera e propria ossessione fino a sconfinare nei casi più estremi in veri e propri gesti inconsulti: “Nelle fasi iniziali dell’amore romantico (innamoramento) si verifica una tempesta di sostanze chimiche (in parte simile a quanto accade nell’assunzione di cocaina) liberate dall’ipotalamo che rende conto anche dello “stare male per amore”: la Dopamina si impenna, giustificando l’euforia, la serotonina si riduce, spiegando la frequente ossessività, il fattore di crescita nervosa (Nerve Grow Factor) aumenta, incrementando il romanticismo, così come l’Ossitocina e Vasopressina che spiegano la possessività dell’innamorato“.
Insomma quest’attrazione fatale deriva dal rilascio nel nostro cervello di sostanze che producono un effetto simile alle droghe ed ecco spiegato perché gli innamorati tendono a sviluppare una dipendenza affettiva che in alcuni casi può assumere forme anche ossessive e maniacali nei confronti dell’amato e dell’amata.
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