Ogni anno sono circa 10mila gli uomini che vengono colpiti dal tumore alla prostata. Tuttavia in alcuni casi questa patologia tumorale si presenta scarsamente aggressiva e il tumore è di piccole dimensioni. In questi casi i pazienti potrebbero essere sottoposti a una sorveglianza attiva per controllare il decorso della malattia attraverso esami e controlli periodici. In questo senso le ultime novità sulla sorveglianza attiva sono state presentate nell’ambito della terza Conference “Active surveillance for low risk prostate cancer”, un convegno internazionale realizzato dall’European School of Oncology con il supporto della Societa’ italiana di urologia oncologica (Siuro). Riccardo Valdagni, presidente della Siuro ha spiegato che: “Nel nostro Paese ancora troppi uomini con un carcinoma prostatico ricevono cure che possono avere severi effetti collaterali a carico della sfera sessuale, urinaria e rettale“. Ed ancora: “La sorveglianza attiva rappresenta una nuova opportunita’ e modifica l’approccio tradizionale che prevede quasi sempre un trattamento radicale dopo la diagnosi del tumore. In alternativa ad essere sottoposto a una delle terapie radicali come chirurgia, radioterapia o brachiterapia il paziente con tumore indolente e’ sottoposto a esami e controlli periodici. Questa vale per tutta la vita o fino a quando la malattia non modifica le sue caratteristiche iniziali. Se la patologia cambia siamo in grado di interrompere il percorso osservazionale, intervenire tempestivamente e indirizzare il paziente al trattamento“. La SIUrO promuove la sorveglianza attiva fin dal 2009 quando è iniziato “SIUrO PRIAS ITA”, il più grande studio a livello mondiale. In Italia il progetto è coordinato dall’Istituto nazionale dei tumori di Milano. Inoltre spesso vi è una sottovalutazione dei sintomi di questa patologia tumorale da parte degli uomini. Stando a quanto emerge dalle statistiche risulta che quasi la metà degli uomini (il 47%) ignora i sintomi del tumore alla prostata quando è in stato avanzato e almeno tre pazienti su cinque non sarebbero in grado di riconoscere che il dolore di cui soffrono proviene proprio da questa patologia.
Inoltre la ricerca ha messo in evidenza anche aspetti psicologici correlati a questa patologia: ad esempio il 57% delle persone colpite dal cancro alla prostata pensa di dover convivere con il dolore che provoca mentre per il 34% parlarne con qualcuno li farebbe sentire più vulnerabili e quindi più deboli.
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