Un gruppo di ricercatori della Flinders University di Adelaide, ha dimostrato che è possibile depurare l’acqua con l’utilizzo dei residui del trattamento degli agrumi e dei rifiuti dell’industria petrolifera. Lo studio ha visto la collaborazione tra più centri di ricerca universitaria: dall’Università statunitense di Tulsa all’Institute of Molecular Medicine, dall’Università di Lisbona a quella di Cambridge. In pratica dalle bucce di arancia e dei rifiuti petroliferi si ottiene un polimero con cui è possiìbile depurare le acque dall’inquinamento da mercurio. Dall’unione di questi due scarti si produce lo zolfo-limonene, un polimero non tossico e poco costoso che impedisce la diffusione del mercurio in acqua e nel suolo. L’obiettivo dei ricercatori è quindi di utilizzare il polimero come rivestimento per tubi o filtri idrici, al fine di eliminare dall’acqua tutti i metalli nocivi per la nostra salute. D’altronde il limonene e lo zolfo sono due composti facilmene reperibili. Le industrie petrolifere producono 70 milioni di tonnellate di zolfo ogni anno, mentre dalla lavorazione degli agrumi residuano più di 50 milioni di tonnellate di limonene all’anno.
Insomma si tratterebbe di una soluzione eco-compatibile oltre che poco costosa. Lo studio è stato pubblicato sulla rivista Angewandte Chemie International Edition.
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