All’età di
88 anni ci ha lasciato lo scienziato
Marvin Misky. Il “padre” dei robot intelligenti è morto a
Boston a causa di una emorragia cerebrale. Grazie a Misky e ai suoi studi il settore ha fatto progressi da gigante:
pioniere dell’intelligenza artificiale ma anche inventore – a lui si deve il microscopio a scansione confocale – Minsky ha lavorato a lungo al
Massachusetts Institute of Technology (Mit) esplorando i possibili impatti che avrebbe avuto sulla società l’arrivo di macchine capaci di pensare come l’uomo. Per
Daniela Rus, direttore del laboratorio AI del Mit, Minsky ha rivoluzionato l’idea di intelligenza artificiale che abbiamo oggi e insieme a John McCarthy ha coniato nel 1959 l’espressione stessa di “intelligenza artificiale”. Da ricordare i titoli dei libri più celebri di Minsky:
“La società della mente” del 1985 e
“The emotion machine” del 2006. Per le sue ricerche ha ricevuto numerosi premi tra cui l’ACM Turing Award. Lo scienziato era convinto che l’informazione digitale dovesse essere condivisa liberamente, nozione che gli odierni software “open source” hanno fatto propria. Tra gli innumerevoli meriti quello di aver sviluppato gli antenati dei robot intelligenti.
I suoi studi ci lasciano un’eredità tutt’altro che astratta o teorica. Oggi sono già fra noi Pepper, il robot umanoide che capisce le emozioni, ma anche il robot bambino iCub, dell’Istituto Italiano di Tecnologia.