Una ricerca condotta da
Ruili Huang dell’Istituto nazionale per la salute (Nih) e basata sui dati di
Tox21 – vasto progetto americano nato per sviluppare metodi più efficienti per testare la pericolosità delle sostanze chimiche per uomo e ambiente – salverà la vita agli animali. O meglio frenerà la
sperimentazione sugli animali , utilizzati fino ad oggi, per verificare la tossicità di sostanze come pesticidi, additivi alimentari o farmaci. Da tempo si discuteva sulla necessità o meno della sperimentazione sugli animali per verificare la tossicità di molte
sostanze chimiche che possono entrare in contatto con l’uomo, come i pesticidi, oppure usate per la produzione del cibo o dei farmaci. Per questo una serie di enti statunitensi, in particolare
Nih, l’
Agenzia per la protezione dell’ambiente (Epa) e l’
Agenzia del farmaco (Fda), hanno sviluppato l’ambizioso progetto
Toxicology in the 21st Century (Tox21). Grazie al progetto – nel corso degli anni – i ricercatori coinvolti hanno analizzato gli effetti di oltre
10.000 sostanze chimiche sia con tecniche in vitro, ossia su colture di cellule umane, che in vivo, sugli animali. Confrontando gli oltre
50 milioni di dati raccolti sui diversi tipi di test, i ricercatori hanno verificato che i modelli in vitro sono in grado di predire con grande precisione gli effetti tossici sia su animali che uomini.
Anche se i risultati dovranno essere ulteriormente analizzati, gli autori dello studio hanno spiegato che i test tossicologici possono essere fatti con successo usando colture cellulari in vitro e salvaguardano quindi l’integrità fisica di molti animali usati come cavie.