Il titolo di città capitale della cultura ha quale scopo lo stimolare una cultura della progettazione integrata e della pianificazione strategica; sollecitare la città di Pistoia, i meravigliosi borghi vicino Pistoia nonchè tutti i territori circostanti a considerare lo sviluppo culturale e turistico quale paradigma del proprio progresso economico e di una maggiore coesione sociale; valorizzare i beni culturali e paesaggistici; migliorare i servizi rivolti ai turisti con particolare interesse al segmento nazionale ; sviluppare le industrie culturali e creative; favorire processi di rigenerazione e riqualificazione urbana a partire dal fondamentale apporto delle Pro Loco e delle realtà associative del territorio.
Il presidente della giuria, Marco Cammelli, ha raccontato che “in nessun caso sono stati trovati progetti arrangiati o incompleti, anzi nessun piano demerita, e questo è un dato molto positivo. Tutte le decisioni sono state collegiali e con uno scambio concreto e franco”. Un dato questo decisamente confortevole in un periodo come l’attuale, caratterizzato da uno scontro politico sempre molto acceso. L’esperienza di Pistoia però riflette uno scenario sempre più frequente ; la sostanziale differenza tra la dimensione politica nazionale e quella amministrativa locale dei territori.
Il ministro Franceschini nella recente conferenza stampa tenuta presso il MIBACT ha già annunciato – con largo anticipo rispetto agli anni precedenti – la preparazione del bando e dell’iter per la proclamazione della Capitale della cultura italiana 2018.