Meno lavoratori
notturni e nel weekend in Italia (13,1% – circa 3 milioni di occupati), statistica in controtendenza rispetto ai nostri
“cugini” europei. Ebbene sì, nel continente europeo, la media dei lavoratori notturni e del fine settimana sale del 19,1%. In
Germania la quota di lavoratori notturni si attesta al 16,4, nel
Regno Unito al 21,7, in
Spagna al 21,9 e in
Francia al 22,5. Lo studio è stato elaborato della
Cgia di Mestre con i dati
Eurofound (2015) che fa anche una classifica dei lavoratori maggiormente interessati al lavoro notturno: i giornalisti, i tecnici della comunicazione radio e Tv, i tipografi, gli addetti ai trasporti pubblici-privati e alla manutenzione delle grandi opere viarie, i netturbini, il personale medico e infermieristico occupato negli ospedali, la vigilanza, le forze dell’ordine, gli allevatori di bestiame, i pescatori, i lavoratori dei mercati ortofrutticoli e ittici all’ingrosso, i bar, i ristoranti, i night club e i locali di pubblico spettacolo, i call center e i centri di elaborazione dati. Ma anche molte categorie artigiane come: i panettieri, i pasticceri, gli autotrasportatori, i taxisti, gli autonoleggiatori con conducente, i bus operator, i produttori-venditori di cibi da strada e le imprese di pulizia. La maggiore disponibilità a lavorare nei weekend – dicono dalla Ciga – si riscontra nei Paesi che hanno alta vocazione turistica che coinvolge le località montane e quelle balneari, le grandi città, ma anche i piccoli paesi.
E quando le attività turistico-ricettive sono aperte anche la domenica, ad esempio, i settori produttivi collegati, come l’agroalimentare, la ristorazione, i trasporti pubblici e privati, i servizi alla persona, le attività manutentive sono incentivate a fare altrettanto.