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SALUTE- Parla italiano la rivoluzione nella lotta contro la leucemia: novità nel trapianto di cellule staminali

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Francesca Bonifazi, esperta dell’Unità Operativa di Ematologia del Policlinico S.Orsola-Malpighi di Bologna, con il suo staff ha individuato una nuova terapia capace di ridurre notevolmente le complicanze che si possono verificare dopo i trapianti di cellule staminali. Lo studio è stato successivamente pubblicato sul New England Journal of Medicine. Solitamente la malattia del trapianto contro l’ospite (chiamato in inglese graft-versus-host disease o Gvhd) rappresenta uno dei principali problemi, se non addirittura tra le principali cause di morte dopo i trapianti di cellule staminali ematopoietiche provenienti dal sangue o dal midollo osseo di un donatore. Ma tali trapianti sono molto frequenti ed importanti nei casi di leucemia, ed il compito dei ricercatori è quello di ridurre al minimo casi di rigetto, quelli appunto di Gvhd. I ricercatori spiegano il loro studio: “Abbiamo ipotizzato che nel caso dei pazienti con leucemia acuta l’inclusione dell’immunoglobulina anti-linfociti T umani (Atg) in un regime di condizionamento mieloablativo potesse consentire di ottenere una riduzione significativa della Gvhd 2 anni dopo un trapianto allogenico di cellule staminali da sangue periferico di un fratello HLA compatibile”.

 

Tale metodo è stato sperimentato su 161 pazienti, riducendo i casi di Gvhd di oltre il 35%. La bella notizia è che si sono riscontrati effetti positivi soprattutto nelle forme più gravi. Il prossimo passo, come sostiene la Bonifazi, è quello di ridurre la mortalità per leucemia acuta.

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