La Sanità pubblica italiana presenta un netto ritardo rispetto ad altri paesi europei per quanto riguarda il rinnovamento dei macchinari e delle apparecchiature utilizzate per le diagnosi. E’ quanto emerge da una indagine condotta dal Centro Studi Assobiomedica secondo cui nel nostro paese sono ben 6mila i macchinari obsoleti e quindi a rischio rottura. Ovviamente la scarsa qualità dei macchinari si ripercuote sulla qualità del servizio offerto ai pazienti, soprattutto in quei casi in cui una diagnosi tempestiva è fondamentale. In particolare il quadro è particolarmente fosco per quanto riguarda i macchinari utilizzati per gli esami radiologici quali mammografi convenzionali e telecomandati, come Pet (tomografia a emissione di positroni), Rmn ( risonanza magnetica) e Tc (Tomografia computerizzata). Dal’indagine risulta che il 72% dei mammografi ha un’età superiore ai 10 anni. Età superiore ai 10 anni presenta anche il 66% delle unità mobili radiografiche analogiche e il 60% dei sistemi telecomandati convenzionali.
Così ha commentato questa situazione di stallo Marco Campione, Presidente dell’Associazione Elettromedicali di Assobiomedica: “Il nostro Paese, rispetto all’Europa di riferimento, esistono troppe apparecchiature per abitante, troppo vecchie e troppo poco utilizzate. È urgente investire in innovazione di qualità, anche per mezzo della dismissione di tecnologie obsolete“.
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