La trasmissione
Report condotta da Milena Gabanelli il 6 dicembre scorso in onda su Rai Tre nell’ultima puntata dal titolo “Troppa trippa” ha analizzato cosa c’è veramente nei
cibi in scatola e nei
croccantini con cui riempiamo quotidianamente la ciotola dei nostri
cani e
gatti. Partiamo da un dato: la spesa stimata in un anno per l’alimentazione di
cani e
gatti domestici nel nostro Paese produce un giro di affari pari a 128 milioni di euro per
snack e 1 miliardo e 800 milioni di euro per
crocchette. A fronte di ciò il contenuto di carne presente nelle crocchette è pari soltanto al 4%. Per il resto troviamo invece una serie di scarti della macellazione, ad esempio becchi, zampe, piume e occhi, cereali e mais. Insomma il
cibo industriale è diventato un vero e proprio businnes per le tante aziende che producono
cibo per cani e gatti e per quelle che lo distribuiscono. Ai nostri gatti e cani, visto che le etichette sono tutt’altro che chiare nell’indicare cosa contengono questi cibi, non diamo altro che questi
scarti di macelleria. In particolare così si è espresso David Bettio, veterinario intervistato da Report: “
Quando uno dice: “Ah, il mio gatto se gli dò la carne cruda non la riconosce. Cavolo ci fa pensare questo: un predatore che non riconosce più quello che mangia di solito, che dovrebbe mangiare di solito, e questo è aberrante. Questo è aberrante“. Inoltre nelle crocchette, il cui contenuto nutrizionale è scarso, si aggiungono anche integratori e quindi conservanti, antiossiodanti e aflatossine, queste ultime particolarmente tossiche per la salute degli animali in quanto possono provocare malformazioni, vomito diarrea e anche tumori. Un ulteriore aspetto che fa rabbrividire è che vi è proprio una
sperimentazione animale per testare questi prodotti. Molti animali, cani e gatti nei canili e nei centri di ricerca verrebbero utilizzati come cavie per sperimentare questi cibi.
Insomma la cura e l’alimentazione degli animali domestici produce un giro d’affari enorme per le aziende alimentari che si specializzano in questo settore e a rimetterci sono proprio i nostri amici a quattrozampe che alimentiamo inconsapevolmente con cibi innaturali.