E’ accaduto a Massa dove una coppia di genitori ha ritirato la figlia da una scuola di Massa. Il motivo di una decisione così estrema? Pare che in classe siano state lette due favole “gender”. La decisione dei genitori ha trovato il sostegno da parte del Vescovo della diocesi di Massa Carrara e dell ‘associazione Pro vita, mentre è stata criticata dall’istìituto scolastico provinciale e da Irene Biemmi la direttrice della collana “Giralangolo”. La professoressa Biemmi, inoltre è anche docente del corso di formazione per insegnanti e autore dei laboratori per i ragazzi del progetto “Liber* Tutt*”, ben conosce i due testi finiti nel mirino della polemica: “Una bambola per Alberto” e “Salverò la principessa“. A tale proposito così si è espressa la docente: “Questi genitori e il Vescovo non hanno mai letto queste storie. C’è stata una distorsione totale dei contenuti dei libri. E’ l’ennesimo pretesto per bloccare un progetto ben riuscito. E’ stato costruito un caso per nascondere la realtà. Questo progetto è stato proposto dalla Provincia di Massa dallo scorso anno, ha coinvolto migliaia di ragazzi e docenti: la polemica di queste ore occulta tutto il lavoro fatto”. Per la professoressa c’è stato un equivoco di fondo nel senso che i presupposti pedagogici acui si ispira la scuola promuovono l’uguaglianza e non la discriminazione. Il progetto finanziato dalla Regione Toscana viene difeso a spada tratta anche dall’Istituto scolastico provinciale: “Quei genitori da qui non sono passati. Ogni scuola ha presentato l’offerta formativa alle famiglie che hanno aderito. Se questo genitore vuole andare a mettere il naso su ciò che si insegna a scuola, allora è finita. La scuola nella piena autonomia ha presentato questo progetto, com’è suo compito.
Forse c’erano altri motivi per trasferire quella bambina. La dirigente dell’istituto interverrà ma i genitori sapevano tutto: se non volevano aderire potevano chiedere delle ore alternative. Non era obbligatoria l’adesione a questo laboratorio. Siamo nel 2015, andremo su Marte, son finiti i tempi di dire ai nostri figlioli che nasciamo sotto i cavoli”.
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