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Scuola, la bambina malata di Aids tornerà in classe: l’assicura il ministro Giannini

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Alla piccola Francesca (è un nome di fantasia) è stata negata la scuola perché ammalata di Aids. Il caso della bambina di 11 anni disabile e malata di Aids che non è stata accettata dalla  scuola a cui i genitori affidatari l’avevano iscritta, è stato raccontato sulla prima pagina di Avvenire. L’appello lanciato dai genitori della piccola sul quotidiano ha suscitato grande clamore e indiganzione. L’appello è stato raccolto dal ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, Stefania Giannini: “Quella bambina, che io chiamerò Francesca, entrerà in classe nei prossimi giorni. E quella città della Campania darà tutte le possibilità per farla rientrare a scuola, e se il dirigente scolastico ha rifiutato la sua iscrizione, non per un ritardo tecnico, ma per altro, allora pagherà per le sue responsabilità“. La vicenda è stata denunciata anche dal vicepresidente del gruppo Sel di Montecitorio on. Annalisa Pannarale, componente della commissione istruzione: “La notizia lascia sgomenti e increduli l’idea che una bambina, già provata da percorsi familiari complessi e difficili, possa essere discriminata perché portatrice di una patologia è di una violenza inaudita. Una cosa indegna per un paese civile. Ho presentato una interrogazione alla Giannini. Intervenga subito“. La piccola, così’ hanno raccontato al Redattore Sociale,  proviene da una famiglia che vive in condizioni di gravissima emarginazione economica e soaciale. Ha frequentato una scuola fino all’anno scorso, e aveva un sostegno scolastico per il suo ritardo psichico. La mamma affidataria Fortuna della Comunità di Capodarco di Teverola in Campania, così racconta: “Il 3 febbraio Francesca è arrivata in ospedale «quasi morta aveva avuto un infarto. A 10 anni pesava 16 chili. È lì che la malattia è stata conclamata: prima, in dieci anni, nessuno se ne era accorto. È stata ricoverata per quattro mesi. Dopodichè le istituzioni si sono rese conto che quella famiglia non era in grado di curarsi di lei: doveva prendere 12 medicine al giorno ed essere seguita con molta attenzione“.

 

Insomma speriamo vivamente che la bambina già così tanto provata dalla vita, le cui condizioni dovrebbero suscitare un moto di solidarietà, non si trovi ancora a subire delle discriminazioni.

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