La calvizie viene vissuta spesso come un problema di non poco conto in chi ne è affetto. Per ovviare al problema si ricorre a lozioni dal dubbio effetto, ma si sa che le cure miracolose non esistono e a tutt’oggi gli unici farmaci di cui è stata provata l’efficacia per il trattamento della perdita dei capelli sono soltanto due: la finasteride e il minoxidil. Peraltro si tratta di farmaci che vanno presi a vita, che non sono risolutivi della calvizie e in molto casi riescono soltanto a stabilizzarne o rallentarne il decorso. Insomma di certo non si recuperano i capelli che si avevano a18 anni. Tuttavia uno studio condotto dalla Columbia University di New York apre nuove prospettive di cura per chi soffre di questo problema. La scoperta di questo nuovo principio per combattere la calvizie è avvenuta casualmente, come spesso accade. I ricercatori hanno scoperto che gli inibitori delle Janus chinasi utilizzati per la cura dell’artrite reumatoide, hanno prodotto nei ratti la crescita della pelliccia a tempo di record in soli 10 giorni. I ricercatori hanno effettuato l’esperimento anche con i follicoli dei capelli ottenendo gli stessi risultati. Osservando i follicoli piliferi dei topi hanno visto che questi inibitori sono riusciti a risvegliare i follicoli dormienti.
Così spiega Angela M. Christiano, che ha guidato la ricerca: “Non ci sono molti composti in grado di spingere i follicoli piliferi a crescere così in fretta. Alcuni agenti topici stimolano la crescita di qualche ciocca di capelli qua e là, e dopo qualche settimana, ma pochissime sostanze hanno un effetto così potente e rapido“. La ricerca è stata publicata sulla rivista rivista Science Advances.
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