I ricercatori del Columbia University Medical Center sono riusciti a riattivare i follicoli piliferi che si trovavano in uno stato dormiente e quindi inattivo. La scoperta dei ricecatori in ogni caso riguarda la cura dell’alopecia areata (ovvero la perdita a chiazze dei capelli) da non confondere con l’alopecia androgenetica che è quella più comune. La scoperta dei due farmaci è avvenuta casualmente: uno infatti è stato sviluppato per le malattie del sangue (ruxolitinib il nome del principio attivo) mentre l’altro (tofacitinib) per l’artrite reumatoide. Qualcosa di simile avvenne negli anni 70′ con la scoperta del Minoxidil, un farmaco in grado di invertire il processo di miniaturizzazione dei capelli usato in forma topica ancora oggi. I ricercatori hanno osservato che nei topi, se applicati sulla pelle, questi farmaci inducevano un risveglio notevole dell’attività follicolare, aumentando la ricrescita dei capelli entro 10 giorni. I ricercatori hanno scoperto che i due farmaci hanno un comune denominatore, ovvero entrambi sono inibitori di una famiglia di enzimi, chiamata Janus kinase (JAK). Questi inibitori degli enzimi sembrerebbero quindi riuscire a riattivare la fase di crescita del capello. La cura potrebbe essere particolarmente efficace nel caso dell’alopecia areata, malattia autoimmune. In questa patologia i capelli non crescono più perché i follicoli sono in uno statodi quiescenza.
Gli inibitori degli enzimi Jak riuscirebbero invece a ripristinare una corretta attività follicolare. Tuttavia i ricercatori invitano alla prudenza: “Ciò che abbiamo trovato è promettente, anche se non abbiamo ancora mostrato che possa trattarsi di una cura per la calvizie“. Lo studio è stato pubblicato sulla rivista Science Advances.
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