I ricercatori della University of Utah e dell’Arizona State University sono autori di uno studio molto interessante che potrebbe aprire nuovi scenari nella lotta al cancro. Gli studiosi in particolare sono partiti da un dato: la mortalità per cancro degli elefanti che notoriamente sono animali molto longevi è nell’ordine del 5% rispetto al 25% per gli esseri umani. Questa differenza potrebbe derivare da un particolare gene espresso dal Dna dei pachidermi, ovvero il gene Tp53 che impedisce la moltiplicazione cellulare incontrollata. In sostanza avere diverse copie di questo gene dovrebbe favorire l’apoptosi, ovvero la morte cellulare programmata delle cellule. Inoltre i ricercatori negli elefanti hanno anche osservato una maggiore capacità di distruggere le cellule danneggiate impedendo così ai processi tumorali di espandersi.
Tuttavia una protezione così elevata contro il cancro non può dipendere dall’espressione di un solo gene, sebbene duplicato, per cui gli autori della ricerca devono ancora comprendere il meccanismo di fondo che diminuisce il rischio di ammalarsi di cancro. Una volta compreso si potrebbero aprire nuove prospettive anche nella cura dei tumori che colpiscono gli esseri umani. La ricerca è stata pubblicata sul Journal of the American Medical Association.
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