Trovare nuove fonti di energie rinnovabili è sempre più un imperativo per diminuire i livelli di inquinamento del Pianeta. In tema di batterie quali alternative all’energia tradizionale se ne sottolineano spesso i limiti, ovvero che sono costose e hanno un’efficienza limitata ed inoltre contengono materiale tossico per l’ambiente. Per ovviare a questi limiti i ricercatori Università di Harvard, dell’Università di Tor Vergata e della Fondazione Bruno Kessler di Trento hanno messo a punto una speciale batteria al rabarbaro che non inquina e costa poco. Questa nuova tecnologia si basa sul chinone, una molecola a base di carbonio che si estrae proprio dalla pianta di rabarbaro. L’energia a differenza delle normali batterie viene conservata in serbatoi che sono riempiti da una speciale soluzione liquida che è ricca di elettroliti, ovvero molecole in grado di accumulare cariche elettriche. Green Energy Storage, azienda italiana con sede a Roma ha acquistato il brevetto dall’ateneo americano e ha spiegato che le prime batterie al rabarbaro potrebbero essere messe in commercio nel 2017. Così ha spiegato il professor Micheal J. Aziz, di Harvard: “Nelle batterie avvengono reazioni di riduzione e ossidazione da una parte e l’altra di una membrana convertendo l’energia elettrochimica in energia elettrica (o viceversa).
In contrasto con le batterie a litio, le batterie a flusso hanno il grande vantaggio di poter aumentare la capacità di energia semplicemente aumentando la grandezza del serbatoio chimico“.
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