Se il Napoli inizia a prendere quota e Sarri comincia a far breccia nei cuori dei tifosi azzurri, la questione stadio resta una ferita aperta. De Laurentiis vorrebbe prendere in gestione il San Paolo e rivoltarlo come un calzino, creando bar, negozi, luoghi dove intere famiglie oltre a vedere la partita possono passare un’intera domenica. Ma l’accordo col Comune ancora non è stato trovato. Sembrava che era stato trovato un accordo-ponte, come spiega lo stesso presidente azzurro: “De Magistris a gennaio di nove mesi fa è venuto a cena nel mio ufficio di Roma e io gli ho spiegato quello che avrei voluto fare. Messo a disposizione 20 milioni di euro e, con 30 punti, spiegato i lavori che avremmo fatto allo stadio. A lui brillavano gli occhi e ci siamo stretti la mano, accordandoci. Cos’è adesso questo voltafaccia? Io non ho idea. Questa città più la conosco e più la capisco e meno la capisco”. Accordo saltato? E se sì perché, per una questione economica? Il presidente durante la sua intervista a Radio Kiss Kiss rincara la dose: “Noi giochiamo in un cesso, avremmo dovuto averlo gratis. Non potrebbero chiedere più di 550 mila euro l’anno, l’ha detto il Coni. Fregare noi significa fregare la città, il tifo, la povera gente che su una partita di calcio si sensibilizza e risolve le negatività della vita. Come si fa a essere il primo cittadino e non capire queste cose?”.
De Laurentiis ha chiuso ribadendo la sua disponibilità ad incontrare nuovamente De Magistris, ma si è detto pronto a cercare un terreno per costruire un nuovo stadio se continuassero ad esserci difficoltà. La cosa certa è che lo stadio San Paolo versa in condizioni pietose, con bagni indecenti, sediolini scomodi, una visibilità ridotta in certi punti e nessuna attività ludica o di intrattenimento per i tifosi e le famiglie.
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