A Milano è stato effettuato per la prima volta un trapianto di fegato a cuore fermo, una procedura mai utilizzata finora in Italia. Il prelievo del fegato solitamente avviene a morte cerebrale avvenuta, e per averne uno le liste di attesa sono lunghissime, anche 2 anni. Con questa nuova procedura invece si procede al prelievo del fegato dal corpo di un donatore in arresto cardiaco da venti minuti, il tempo minimo in Italia per accertare la morte. La procedura, definita “trapianto da donatore a cuore non battente”, ha usato delle particolari tecniche di circolazione extracorporea che hanno permesso la perfusione e l’ossigenazione post-mortem e in situ degli organi addominali per 4 ore. Così facendo si è mantenuta la temperatura corporea normale e si è scongiurato il rischio-ischemia per la mancata ossigenazione. In questo modo si è preservato l’organo per il prelievo, che è stato effettuato presso l’ospedale San Matteo di Pavia, dove da sette anni con la stessa tecnica i medici dell’ospedale prelevano anche i reni.
Il fegato è stato poi trasportato all’ospedale Niguarda di Milano, ed è stato trapiantato nel corpo di un’uomo di 40 anni affetto di una grave malattia epatica terminale, ed ora sta bene. Recentemente al Bambin Gesù di Roma un trapianto di fegato ha salvato due giovani vite, segno che la chirurgia sta facendo dei passi da giganti.
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