Stando a una indagine del luglio 2015 relativa al Rapporto Giovani sul tema “Mobilità per studio e lavoro” emerge come ben il 90% dei giovani italiani preso atto delle scarse oppurtunità lavorative che offre il nostro Paese pur in presenza di titoli adeguati (vedi laurea, master, corsi di specializzazione) è disposto ad andare a lavorare all’estero. I risultati dello studio sono stati resi noti ieri a Treviso, nell’ambito del ‘Festival della Statistica e della demografia’. La ricerca ha preso in esame un campione di mille giovani tra i 18 e i 32 anni che è stato analizzato dall’Istituto Giuseppe Toniolo in collaborazione con l’Università Cattolica e con il sostegno di Fondazione Cariplo e di Intesa Sanpaolo. Ben l’83,4% degli intervistati si dice disponibile a cambiare città stabilmente per avere migliore chance di trovare un lavoro e di questi ben i 61,1% si dice disponibile a cercare un lavoro all’estero. Tra i paesi all’estero più gettonati dai nostri giovani in termini di opportunità lavorative troviamo Austarlia, Usa e Regno Unito. A seguire la Germania che ha un tasso di disoccupazione giovanile molto basso e a distanza Canada, Francia, Austria, Svizzera e Belgio. Infine troviamo la Spagna che attualmente presenta tassi di disoccupazione giovanile che scoraggerebbero chiunque. Alessandro Rosina, uno dei curatori del rapporto, così ha spiegato questi dati: “Non si tratta più di connazionali che prendono il treno un po’ spaesati e con al braccio valigie di cartone, ma di giovani dinamici, intraprendenti, affamati di nuove opportunità e con un tablet pieno di appunti su progetti e sogni da realizzare. I motivi sono vari. Da un lato la generazione dei Millennial considera del tutto naturale muoversi senza confini. Sono sempre più consapevoli che la mobilità internazionale è, di per sé, positiva perché consente di aprirsi al mondo, conoscere diverse culture, arricchire il proprio bagaglio di esperienze, ampliare la rete di relazioni“. Ed ancora: “Dall’altro lato, il sempre più ampio divario tra condizioni lavorative delle nuove generazioni e possibilità di valorizzazione del capitale umano in Italia rispetto agli altri Paesi avanzati e in maggiore crescita, porta sempre più giovani a lasciare il Paese non solo per scelta, ma anche per non rassegnarsi a rimanere a lungo disoccupati o a fare un lavoro sotto inquadrato e sottopagato“.
Insomma se ne può concludere che l’Italia non è un paese per i giovani per quanto riguarda il lavoro e senza un reddito derivante da una occupazione stabile è impossibile pensare a un futuro stabile.
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