Stando al rapporto annuale sull’attività di ricovero ospedaliero (dati Sdo relativi al 2014) stilato dal Ministero della Salute, risulta una diminuzione del 3,3% dei ricoveri ospedalieri. In totale nel 2014 sono state ricoverate 9.526.832 persone, per un totale di 63.129.031 giornate, circa 315mila ricoveri in meno, il 3,2%, e 1.184.000 giornate di degenza (-1,8%). Per quanto riguarda il tempo di permanenza in ospedale per pazienti affetti da patologie acute non si superano i 6-8 giorni, mentre per degenze medie per riabilitazione e lungodegenza si assiste a un decremento a partire dal 2009. Ad eccezione del parto, la maggior parte dei ricoveri ospedalieri sono riconducibili a patologie cardiovascolari e respiratorie e a operazioni chirurgiche per sostituzione di articolazioni maggiori o reimpianto degli arti inferiori. Così commenta questi dati il ministero: “Complessivamente si osserva una significativa deospedalizzazione con un miglioramento dell’appropriatezza organizzativa e dell’efficienza nell’uso delle risorse ospedaliere“. In particolare poi nel solo Lazio si è registrato una riduzione del volume di attività del -4,56%. In Campania si registrano invece dati del tutto in controtendenza: in questa regione si sono registrati infatti un milione di ricoveri rispetto ai 600mila di quella precedente, per cui c’è stato un incremento pari al 40%. In sostanza questi dati possono essre interpretati nel senso che o gli italiani si ammalano di meno e fosse così’ ce ne rallegreremmo tutti, oppure potrebbe significare che gli italiani abbiano cominciato a risparmiare anche sulla salute.
Questa tesi purtroppo trova il suo sostegno in un rapporto Istat relativo al 2013, secondo cui oltre 6 milioni di persone, quindi l’11% della popolazione, aveva dichiarato di aver dovuto rinunciare ad almeno una prestazione erogabile dal Sistema sanitario nazionale, pur avendone bisogno.
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