Stando a una nuova ricerca giapponese presentata in occasione del congresso della European Society of Cardiology (Esc) in corso a Londra, la rianimazione cardiopolmonare in caso di infarto dovrebbe essere effettuata per almeno 35 minuti. Yoshikazu Goto, direttore del dipartimento di Medicina di emergenza e Critical Care del Kanazawa University Hospital, ha condotto lo studio su un campione di più di 17 mila pazienti: in pratica tutti i pazienti colpiti da un attacco cardiaco che si sono salvati, hanno ricevuto una rianimazione di 35 minuti e oltre. A fare la differenza è l’inizio del massaggio cardiaco che deve essere iniziato massimo enro 3 minuti dall’infarto e la sua durata, ovvero il massaggio cardiaco protratto per 35 minuti e anche oltre aumenta le chance di sopravvivenza e diminuisce il rischio di danni irreversibili al cervello. Oltre questo periodo di tempo invece risulta inutile continuare. Un’ulteriore novità riguardo alla rianimazione cardiopolmonare arriva dagli Usa dove la Defibtech, una azienda americana, ha messo a punto Lifeline Arm, uno speciale apparecchio che può essere trasportato in uno zaino dagli operatori delle ambulanze oppure collocato in luoghi pubblici (il dispositivo funziona a batteria). Questa macchina è una sorta di piccola ruota all’interno della quale viene sistemato il paziente, poi grazie a un bottone il dispositivo inizia a comprimere il petto del paziente colto da infarto secondo un ritmo ottimale, a differenza dell’intervento umano che non può raggiungere questo grado di perfezione. Inoltre la pressione del messaggio è regolare anche dopo mezz’ora per cui è un vantaggio non da poco rispetto al massaggio classico.
Insomma grazie al protrarsi della rianimazione cardiopolmonare fino ai 35 minuti e anche oltre e a questo nuovo strumento sarà possibile salvare molte vite all’anno in caso di un attacco cardiaco improvviso.
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