Il 29 luglio si celebra la Giornata mondiale dell’epatite, una malattia che ogni anno uccide in media quasi un milioni e mezzo di persone e ne infetta altre 400 milioni. Quasi un bollettino di guerra per una malattia che forse viene troppo sottovalutata. Anche i numeri forniti dall’European Center for Diseases Control and Prevention (Ecdc) sono drammatici: circa 10 milioni di persone sono affette da epetite B o C, ma la cosa più grave è che spesso molti di questi malati non sono neanche consapevoli di aver contratto la malattia. Per questo motivo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) suggerisce continui controlli periodici, poiché l’epatite B e C rappresenta l’80% delle morti per tumore al fegato. La ricerca tuttavia procede spedita, e per la cura dell’epatite ci sono diversi trattamenti. Per Andrea Ammon, direttore dell’istituto europeo, la cosa principale resta la prevenzione e la vaccinazione. Solo individuando per tempo l’epatite si può intervenire con una certa efficacia. Ad esempio è stato individuato un antistaminico capace di contrastare l’epatite C, mentre il San Raffaele di Milano ha trovato una cura efficace contro l’epatite B.
L’Oms insiste sul miglioramento per l’accesso ai test, e allo stesso tempo sottolinea l’importanza di trasfusioni sicure e bloccarle laddove si individua un potenziale pericolo. A settembre a Glasgow si terrà il World Hepatitis Summit, sul tavolo della discussione la priorità sarà la lotta all’epatite.
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