Società poco presente e campagna acquisti non adeguata
Il peccato originale di questa stagione è stata la campagna acquisti non adeguata della società. Servivano acquisti mirati soprattutto in difesa e centrocampo, per puntellare una squadra che aveva l’obbligo di passare il preliminare e approdare in Champions. Invece contro l’Athletic Bilbao il Napoli ha giocato con Britos terzino e Gargano a centrocampo: il primo panchinaro ed il secondo in lista di sbarco. De Laurentiis parte dal presupposto che il Napoli, anche in vista del fair play finanziario, sia una società che debba autofinanziarsi. Giusto. Ma allo stesso tempo senza “rischi calcolati”, che tradotto in soldoni significa fare uno sforzo economico per acquistare giocatori di livello, non si possono sempre vincere scommesse alla Hamsik o alla Lavezzi. Inoltre il progetto-stadio tanto sbandierato stenta a decollare, così come l’idea del rilancio e della valorizzazione della “scugnizzeria” con nuove strutture resta tale.
Gli errori di Benitez
Si dice che Benitez non si è saputo adattare al calcio italiano, ma forse è il calcio italiano che non ha saputo adattarsi a Benitez. L’allenatore spagnolo, nonostante tutto, ha provato a dare al Napoli una mentalità europea, imponendo o almeno provando ad imporre sempre il proprio gioco e non adattarsi agli altri. Una squadra totalmente votata in attacco, con poca attenzione alla difesa: il Napoli è stato più croce che delizia soprattutto per gli innumerevoli quanto allucinanti errori difensivi. Benitez è un integralista, nel bene o nel male non ha mai voluto cambiare il suo 4-2-3-1 nemmeno di una virgola. Ha insistito su giocatori “bolliti” o fuori forma, Higuain, Albiol e Callejon su tutti, limitando il minutaggio di giocatori come Hamsik, Gabbiadini e Strinic. Inoltre alcune sue dichiarazioni, come quella prima del match di Bilbao, non sono piaciute all’ambiente. Benitez è riuscito comunque a dare un’idea di gioco alla squadra, ma non a darle un’anima. Nonostante tutto Benitez in pochi mesi all’Inter ha vinto una Supercoppa Italiana ed un Mondiale per club, mentre in due anni a Napoli ha portato a casa una coppa Italia ed una Supercoppa Italiana. Ed ora è l’allenatore del Real Madrid: siamo così sicuri che lui abbia fallito?
I veri colpevoli: i calciatori
Ma senza girarci troppo intorno i veri colpevoli di questa stagione fallimentare sono stati i calciatori: loro vanno in campo, loro decidono le sorti delle partite. Troppo spesso gli azzurri sono scesi in campo con sufficienza, senza umiltà, con la convinzione che la vittoria fosse loro dovuta solo per il fatto di essere il Napoli. Empoli, Verona e Parma hanno dimostrato che ogni vittoria va sudata, conquistata e ottenuta solo sul campo, non sui giornali o tramite curriculum. Più che gli errori individuali, che ci sono stati e sono inaccettabili per giocatori di un determinato valore, agli azzurri vanno imputati peccati di presunzione. Sul banco degli imputati è salito Higuain, che secondo le cronache rosa amava passare la movida partenopea in compagnia di altri azzurri tra locali e belle donne. Voci di gossip, fatto sta che in quel mesetto di ritiro forzato il Napoli volava. Nonostante gli errori del Pipita dal dischetto, i gol falliti, le urla contro compagni e avversari, l’argentino ha chiuso la stagione con 29 gol. Il problema è che Higuain non è un trascinatore alla Cavani, ma un “trascinato”. Se attorno ha una squadra di pari valore può fare sfracelli. Non sarà un campione con la C maiuscola ma è comunque un fuoriclasse con una tecnica sicuramente superiore alla media. A meno che non arrivino offerte dai 40 milioni in su, il Napoli farebbe bene a tenersi stretto un giocatore che segna oltre 20 gol a stagione.