E’ il 24 aprile scorso quando Michi assieme a degli amici, a causa della giornata molto calda, decide di farsi un tuffo nel Naviglio Grande. I suoi amici riemergono subito, ma Michi no, rimane incastrato con un piede nel fondale in quelle acque fredde. Inutilmente con la forza della disperazione i compagni provano a liberarlo, soltanto i sommozzatori dei Vigili del fuoco riusciranno a riportarlo in superficie. Intanto sono passati 42 minuti da quando è finito sottt’acqua. Il ragazzo è in arresto cardiaco, ma Michi risponde alla rianimazione che gli viene praticata sul posto con un flebile battito. Il ragazzo viene quindi trasportato in ospedale al San Raffaele. L’equipe diretta dal professor Alberto Zangrillo, guidato da una irragionevole e ostinata speranza, applica al ragazzo l’Ecmo: il macchinario che permette la circolazione extracxorporea. Dopo un lunghissimo mese molto lentamente il ragazzo riprende conoscenza. Gli esami clinici effettuati evidenziano che non ci sono danni al cervello. E’ stato necesario amputargli la gamba sotto il ginocchio per perfusione sanguigna, ma Michi è vivo, ed è tornato il ragazzinio vivace e scherzoso di sempre, che vuole sapere subito della Juve, la sua squadra del cuore. Alberto Zangrillo, direttore dell’anestesia e della rianimazione, ha finalmente potuto annunciare ai genitori che il ragazzo si è pienamente ristabilito, anche se purtroppo è stato necessario amputargli la gamba destra sotto il ginocchio. Zangrillo ha raccontato le parole dette alla mamma del ragazzo prima di tentare l’intervento disperato: “Le ho detto: Michi ha una possibilità su un milione di farcela ma senza sapere quale sarà l’esito. Ci lasci provare“.
Il caso di questo ragazzo porta a riflettere su come il mistero della vita vada molto al di là dei confini arbitrari che tracciamo proprio tra la vita e la morte. Il 6 giugno prossimo Michi potrà guardare la finale di Champions Juventus-Barcellona. Ha chiesto di guardarla assieme al medico che gli ha salvato la vita.
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